Dott.ssa Antonella Scalise Psicoterapeuta
Psicodinamica e Relazionale - Specialista in DCA

ANORESSIA

SUPPORTO PSICOLOGICO NELLA SCUOLA


ATTUALITA' --------- la Provincia KR - 14 Marzo '98 n. 10 -------------- Pagina 14
Rubrica Medica di Antonio Mendicino

A colloquio con la psicoterapeuta Antonella Scalise del Centro Salute Mentale di Crotone.
Anoressia e disordini alimentari


A proposito di un fenomeno di grande attualità tra i giovani quale è l'anoressia insieme agli altri disturbi del comportamento alimentare, abbiamo voluto sentire la Dott.ssa Antonella Scalise, psicoterapeuta presso il centro di salute mentale di Crotone, la quale si occupa appunto, in maniera particolare, di questo problema. Così da farci un'idea più chiara di una questione che ai non addetti ai lavori appare abbastanza confusa, e le cui notizie arrivano in maniera frammentaria e superficiale attraverso i mass-media.

D.ssa Scalise, oggi si parla tanto di anoressia, di disordini alimentari, di ragazze che imitano le top-model, rinunciando al cibo con effetti dannosi per il proprio corpo. Ci vuole spiegare che cosa si deve intendere quando si parla di anoressia?
La locuzione "anoressia" può essere fuorviante perché significa perdita dell'appetito, mentre le persone affette da questo problema hanno un pensiero ed un desiderio ossessivi dei cibo, che cercano, in tutti i modi, di controllare. La maggior parte delle anoressiche fluttua successivamente verso il polo apparentemente opposto dell'anoressia che è la bulimia.

Quale fascia di età viene colpita più frequentemente dai disordini alimentari?
E' presente un'incidenza sempre maggiore, tra la popolazione giovanile, di patologie inerenti il comportamento alimentare, la cui insorgenza e strutturazione sintomatica è sostenuta dall'intreccio tra le dinamiche dello sviluppo psicologico ed il cambiamento del corpo, tipico della fase puberale ed adolescenziale. I disturbi a carico dei comportamento alimentare sono malattie ad insorgenza tipica di questa fascia di età spesso apparentemente indotte da diete iniziate al solo scopo di migliorare la propria immagine vissuta come inadeguata, sgradevole e quindi non accettabile nel contesto relazionale e di gruppo.

In quale dei due sessi si manifesta più frequentemente questo problema?
Storicamente appannaggio del sesso femminile. questi disturbi stanno aumentando nella popolazione maschile, come se l'adeguarsi al messaggio dei mass-media di un'attenta cura del corpo, fornisse attraverso un comportamento imitativo la possibilità di distogliere l'attenzione dalle proprie ansie di crescita, concentrandola invece sul corpo.

Quali sono i sintomi principali?
Anoressia e bulimia, come avevo accennato prima, sono due facce di uno stesso problema, perché spesso il disturbo ha inizio con un episodio anoressico caratterizzato da un feroce controllo sul corpo e sull'appetito che induce euforia per la possibilità di tenere in scacco il proprio corpo e le sue funzioni. L'angoscia di divenire adulti si esprime così nell'illusione di fermare il tempo attraverso la perdita del corpo sessualmente maturo, delle forme femminili e del cielo mestruale. Non è possibile, però, mantenere a lungo questo controllo, il cui cedimento porta alla fase bulimica caratterizzata dalle abbuffate alimentari con conseguente senso di vergogna, autosvalutazione ed autoaggressività espressi nel rituale del vomito autoindotto, finalizzato all'apparente esigenza di non ingrassare.

Perché questi giovani cercano, illusoriamente, di fermare il proprio corpo allo stato infantile?
La profonda trasformazione del corpo è fonte di turbamento perché l'adolescente è spettatore di un processo che lo cambia fisicamente, accompagnandosi ad una reazione di vergogna e di paura per la sensazione di non essere più se stesso. Il mito del corpo serve, così. a riempire il vuoto interiore, sentito come intollerabile, arginando solo momentaneamente lo smarrimento

Cosa si può fare e cosa si sta facendo dal punto di vista psicologico per la prevenzione e la cura di questi disturbi?
In un'ottica preventiva e di informazione, la scuola è il luogo ideale e più efficace per svolgere tali funzioni, perché connette i diversi sistemi familiare, educativo ed adolescenziale. Nella scuola si potrebbero costituire dei gruppi di dialogo e di riflessione con gli adolescenti per renderli più consapevoli di sé e dei propri bisogni aumentando la possibilità di rispondere a questi in modo più adeguato. Per quanto riguarda la cura di problemi strutturati di tipo anoressico-bulimico è possibile intervenire con terapia individuale di tipo psicanalitico associata, di solito, a gruppi terapeutici, sempre orientati in senso psicodinamico.

ATTUALITA' --------- la Provincia KR - 18 Luglio '98 n. 28 -------------- Pagina 13
Rubrica Medica di Antonio Mendicino
RESOCONTO DI UN POSSIBILE SUPPORTO PSICOLOGICO NELLE SCUOLE A FINI PREVENTIVI


L'esperienza della D.ssa A. Scalise, psicoterapeuta del Centro di Salute Mentale di Crotone, con i ragazzi dell'Istituto Magistrale "Gravina"
Già nel N° 10 (14 marzo '98) del nostro giornale avevamo parlato insieme alla Dott.ssa Scalise dei disturbi dei comportamento alimentare, sottolineando la sempre maggiore diffusione del fenomeno, soprattutto tra i giovani. E mentre fino a poco tempo fa questo disturbo interessava prevalentemente il sesso femminile oggi ne viene coinvolto, con sempre maggiore incidenza, anche il sesso maschile In questi giorni abbiamo voluto incontrare ancora una volta la Scalise, per poter avere un resoconto della sua particolare esperienza nelle scuole, mai fatta prima da altri, perlomeno nella nostra ASSL. La dottoressa, che lavora presso il Centro di Salute Mentale di Crotone ci ha raccontato volentieri la sua esperienza. Notiamo subito l'entusiasmo con il quale parla dei suo operato e dei risultati raggiunti, facendoci intuire la grande professionalità con la quale lavora e la profonda umanità con la quale tratta i propri pazienti.

Dott.ssa Scalise, quali sono state le motivazioni che l'hanno portata ad intraprendere questa esperienza?
L'esperienza preventiva dei disturbi dei comportamento alimentare promossa quest'anno dai Centro di Salute Mentale di Crotone ed attuata nel complesso scolastico "Gravina", si è strutturata sulla richiesta dell'insegnante referente alla salute dell'Istituto di un intervento psicologico da attuarsi nel contesto scolastico stesso. Questa iniziativa, di cui mi sono fatta carico come operatrice dei CSM è stata motivata, infatti, dall'evidenziarsi di problematiche che investono il corpo e da un diffuso disagio adolescenziale rispetto al quale la disponibilità degli insegnanti ha potuto costituire il filtro di mediazione con la struttura sanitaria per quei casi elle abbisognano di un sostegno psicologico specifico. Il progetto partorisce dalla necessità di rispondere ad una larga fascia di popolazione in un contesto, come quello scolastico, che rappresenta lo spazio ideale perchè possa essere avviata una riflessione sulla correlazione tra le caratteristiche psicologiche del mondo adolescenziale e le trasformazioni corporee tipiche dell'età, che sono alla base della strutturazione sintomatica dell'anoressia e della bulimia. E' quindi prioritaria l'esigenza di informare divulgare e sensibilizzare la lascia adolescenziale al fenomeno anoressico - bulimico e, più in generale, al tema della reazione mente-corpo in un periodo della vita in cui la trasformazione e la crescita corporea rende il rapporto con la propria immagine spesso negativo.

Ci vuole spiegare in maniera comprensibile data la complessità della materia come ha condotto l'esperienza?
Questo primo modulo esperienziale, durato tre mesi e sviluppatosi con incontri settimanali di circa due ore ciascuno, si è articolato in tre incontri successivi per classe, privilegiando i gruppi prossimi alla maturità peri quali non sarebbe stato più possibile fruire dell'esperienza, e le classi a rischio segnalate dall'insegnante del comportamento alimentare già strutturate.

Dott.ssa, sarebbe opportuno che lei chiarisse per i nostri lettori che cosa si intende per disturbi dei comportamento alimentare.
Certo. Partiamo dal presupposto che i disturbi dei comportamento alimentare rappresentino una risposta adattiva alla difficile accettazione di sè ed alla mancata consapevolezza dei propri bisogni e delle proprie emozioni. ogni nuova fase di crescita o maturazione richiede alla persona uno sforzo per cambiare ed adattarsi alla nuova condizione. Di solito un lavoro di gruppo, come nelle classi, sui propri problemi, risulta più facilmente accettato perchè è tranquillizzante riconoscerne la diffusione degli stessi insieme l'esperienza diventa più vivibile ed il problema acquista un significato che la rende più sopportabile.

Come mai ha scelto la scuola per realizzare questa esperienza di prevenzione?
La scuola rappresenta il "terzo" ovvero l'elemento di mediazione nella relazione tra genitori e figli ; essendo questa un rapporto duale ha difficoltá di dialogo. La scuola può quindi connettere fra di loro il processo educativo, l'adolescente e la sua famiglia essendo essa stessa il luogo dove si possono ottenere risposte a bisogni anche contraddittori.


Ha lavorato da sola o si è avvalsa di collaboratori?
Inizialmente gli incontri con i gruppi classe sono stati effettuati con la collaborazione del personale del consultorio, integrando il tema della sessualità, di cui questa struttura si occupa, a quello del rapporto mente-corpo. Successivamente ho condotto da sola l'ultimo modulo d'incontri. Abbiamo discusso dei danni fisici e psicologici provocati da questi problemi, individuando l'importanza dei fattori socio-culturali oltre che sociologici nell'alimentare e favorire le problematiche che investono il corpo. E' stato messo in evidenza come i mass-media propongono una cultura dell'apparenza e dell'immagine attraverso pressioni sociali condizionanti e spesso contraddittorie.

Come mai questi disturbi si verificano soprattutto nell'adolescenza?
Il tema dei rapporto con il corpo è inserito in un discorso più ampio legato alla delicata fase di trasformazione dell'adolescenza caratterizzata dall'emergere della sessualità e quindi di un'identità sessuale definita e dal "lutto per la fine dell'infanzia" sancito dalle prime mestruazioni come definisce una ragazza parlando della sua crisi avuta alla comparsa del menarca. Infatti alla mia domanda :"chi ha pianto alle prime mestruazioni?" c'è stata una risposta di conferma quasi corale. Discutiamo pertanto in gruppo di come ognuno ha vissuto questo passaggio, di quanto la propria identità sia stata accettata o rifiutata, di come cerchiamo senza trovarlo un corpo su misura, perché la pacificazione con propria corporeità comporta l'accettazione di un percorso di crescita interiore. L'accanimento contro il proprio corpo può rappresentare una reazione alla difficoltà di rendersi indipendenti dai genitori; infatti i ragazzi spesso dicono:" il corpo è mio e faccio quello che voglio".

Durante questa esperienza quali, sono state le esigenze prioritarie espresse dai ragazzi?
L'attenzione dei ragazzi è posta sulla esigenza di sfuggire all' influenza condizionante degli stimoli esterni perché, dicono i ragazzi, "noi viviamo in questa cultura non abbiamo confronti" qui emerge la loro necessità crescere, di acquistare una sufficiente consapevolezza e chiarezza di sé stessi e dei propri bisogni, in modo da poter interpretare il senso dei messaggi che arrivano da fuori e verificandone la validità per sè stessi, poter sfuggire al rischio di imitare modelli inadeguati.

Quali erano le finalità di questa sua esperienza? Ed in base ai risultati ottenuti, ritiene che valga la pena ripeterla?
L'obbiettivo degli incontri e quello di costruire un breve percorso dove aspetti emotivi e vissuti del corpo si potessero integrare, stimolando la consapevolezza nei giovani che un disturbo del comportamento alimentare è un problema di cui si può parlare, il segnale di una sofferenza che sconfina il rapporto con cibo e con il corpo, e che vi è la possibilità di affrontarlo e risolverlo. Sarebbe utile ripete l'esperienza, perché in un'ottica preventiva, il rapporto scuola/struttura sanitaria è indispensabile. Questi incontri sono stati caratterizzati da una partecipazione dei ragazzi intensa ed interessata. La promozione, inoltre, attraverso il dialogo e la riflessione in gruppo, di uno spazio di ascolto del disagio giovanile, nasce dalla consapevolezza che pur non manifestandosi sempre la disponibilità di un adolescente a parlare, spesso mancano sufficienti orecchi che ascoltino.

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